Interviste

I DIARI DI CINECLUB del 30/4/2012 intervista di Francesco Bellu

L'ambiente della Sardegna. Le sue sonorità arcaiche, forti, così legate alla terra e alle proprie radici. Maurizio Saragosa le ha inseguite e acchiappate per dare carne e sostanza alle musiche del prossimo Sardinia Film Festival. I "pezzi" hanno una durata che varia dai 15 ai 30 ai 60 secondi, in base al loro utilizzo durante la manifestazione. Lo scopo è creare un marchio sonoro che identifichi sin dalle prime note il festival. La ricerca di Maurizio è andata oltre gli aspetti "folkloristici": «Non ho voluto fare una musica prettamente sarda, ma semmai qualcosa che gli si avvicinasse, o meglio riuscisse a renderne l'atmosfera. Non volevo sentire suoni "già sentiti", ma semmai qualcosa di nuovo e corposo». D'altronde queste musiche faranno da sottofondo a un concorso di cortometraggi internazionali in cui la Sardegna ne è il palcoscenico privilegiato. Non è il primo incontro con la nostra Isola quello di Maurizio Saragosa, già in precedenza aveva composto le musiche di documentari girati in Ogliastra. Ed è stato proprio il ricordo di quella terra, così aspra e accogliente allo stesso tempo a fargli da modello anche > per queste nuove musiche. Tra gli strumenti utilizzati (nelle tracce più lunghe) c'è anche il duduk, il flauto di origine armena diventato molto noto perché utilizzato da Hans Zimmer per la colonna sonora de "Il gladiatore", ma Maurizio tiene a precisare che «gli strumenti in sé hanno una importanza relativa. Mi interessa di più il suono e quello che comunicano. Le suggestioni che creano». Ancora i temi non hanno un nome, anche perché a dire il vero non si aspettava una richiesta di questo tipo: «Di solito questo genere di componimenti non hanno un vero e proprio titolo. Io avevo proposto "Ponte" , in senso di legame e unione tra terre lontane. Ma ci sto ancora lavorando su, vediamo un po', ecco». La sfida più difficile, ma anche più stimolante è stata però quella di concentrare in pochi minuti musiche capaci colpire nell'immediato l'ascoltatore. Poche note sul foglio per ammaliare prima che scorrano le immagini. Già, Maurizio Saragosa ci tiene a precisare di fare musica «applicata alle immagini». L'eco dei sogni di celluloide.  



COLONNE SONORE.NET del 25/02/2021 intervista di  Massimo Privitera

https://www.colonnesonore.net/contenuti-speciali/interviste/7282-una-grande-lezione-di-musica-per-film-parte-quarantaquattresima.html


"Una grande lezione di musica per film" - Parte Quarantaquattresima

Ecco a voi nostri affezionati lettori le interviste-lezioni di Film Music a puntate, assai gettonate, per conoscere tutti i dietro le quinte dell'Ottava Arte e dei suoi compositori sia italici che stranieri che, grazie alle loro risposte acute, provano a dare spunti ai futuri colleghi nella musica applicata alle immagini. Questa è la quarantaquattresima parte con le oramai classiche sei domande alle quali i compositori, che interpelliamo in tutto il mondo, rispondono con grande partecipazione.


Domande: 

1)  Che metodologia usate nell'approcciarvi alla creazione di una colonna sonora?
2) Qualora non abbiate la possibilità, per motivi di budget o semplicemente vostri creativi, di usare un organico orchestrale, come vi ponete e quali sono le tecnologie che vi vengono maggiormente in aiuto per portare a compimento un'intera colonna sonora?
3) Descriveteci l'iter che vi porta dalla sceneggiatura alla partitura finale, soprattutto passando per il rapporto diretto con il regista e il montatore che talvolta usano la famigerata temp track sul premontato del loro film, prima di ascoltare la vostra musica originale?
4) Avete una vostra score che vi ha creato particolari difficoltà compositive?
Se sì, qual è e come avete risolto l'inghippo?
5) Come siete diventati compositori di musica per film e perchè?
6) Che importanza ha per voi vedere pubblicata una vostra colonna sonora su CD fisico oggi che sempre di più si pensa direttamente al digital download?

Maurizio Saragosa (compositore di Ecce Homo, Matrioskar, Giuliana e il capitano e dei documentari Filippo Mazzei, cittadino del mondo e Anonimo del XX secolo: Leonardo Ricci)


1) In prima battuta, laddove fosse già disponibile, mi faccio inviare dal regista la sceneggiatura, tanto per entrare nello spirito del progetto; in alternativa, lavoro direttamente sul filmato completo o sui premontati, con la consapevolezza che questi ultimi potrebbero variare durante la lavorazione del film. Da anni scrivo non soltanto musica per film ma anche per documentari (vedi sito: www.maurizio-saragosa.webnode.it), e mi è capitato più volte di scrivere, per motivi di tempo, dei brani per documentari senza poter vedere un fotogramma; in questi casi risulta indispensabile la collaborazione del regista, il quale mi fornisce il soggetto del documentario nonché i tempi dei sync che è necessario rispettare, attraverso comunicazioni telefoniche o via mail. E' molto importante stabilire fin da subito un rapporto di collaborazione con il regista per capire il colore e l'ambientazione del film in modo da poterle trasferire nella musica che mi accingo a comporre.

2) Non è sempre facile poter disporre di un organico orchestrale, per questo motivo ricorro alle librerie di suoni che oggi hanno raggiunto un livello di qualità elevato, avvicinandosi in modo straordinario ai veri suoni degli strumenti; tra l'altro le librerie mettono a disposizione anche suoni elettronici che sono spesso utili per certe situazioni musicali. Da molti anni lavoro con il software Cubase e con Pro Tools per l'editing del suono, ma oggi Cubase ha raggiunto una grande versatilità che preferisco fare tutto il lavoro con quest'ultimo. E' ovvio che qualora ci sia la possibilità di avere la collaborazione di uno strumentista, adotto questa soluzione doppiando i suoni virtuali. Voglio sottolineare un aspetto importante: anche nella orchestrazione virtuale è fondamentale la conoscenza della orchestrazione di tipo accademico, al fine di poter raggiungere i risultati il più possibile vicini alla realtà.

3) Come ho già detto è fondamentale la collaborazione con il regista con il quale cerco di trovare un accordo su quello che dovrà essere il colore della musica e soprattutto i tempi che dovranno essere rispettati, definendo via via i momenti in cui la musica inizia o finisce, o ancora, la scelta dei temi che caratterizzeranno le diverse situazioni o i personaggi. Preferisco non fare affidamento alla sola sceneggiatura in quanto la regia molte volte si discosta da ciò che si può immaginare leggendola. Generalmente inizio a scrivere i mockup con il pianoforte oppure con il computer utilizzando le librerie; naturalmente si tratta di prove nelle quali l'orchestrazione non è definitiva. Il passo successivo prevede un montaggio di prova (quando possibile) della musica sotto le immagini cosicché il regista possa valutare i brani e le scene nell'insieme. Alcuni registi, nella mia esperienza, possono giudicare non idoneo un tema per una determinata scena e cambiare idea dopo aver ascoltato lo stesso pezzo con le immagini. Una volta che il regista approva definitivamente un brano passo allo step successivo, l'orchestrazione, cercando i suoni più raffinati e simili a quelli reali. Quando ho la possibilità di lavorare con strumentisti, scrivo le partiture, successivamente passo all'incisione e al missaggio finale. Nel caso in cui l'orchestra non sia prevista, rifinisco i mockup fino al raggiungimento di un livello quanto più possibile vicino alla realtà e, successivamente, passo al missaggio finale. Naturalmente questi processi possono variare in corso d'opera per diversi motivi e soprattutto per le scelte dei registi; è necessario armarsi di pazienza ed essere pronti a qualsiasi evenienza. Alcuni registi, nella mia esperienza, utilizzano le cosiddette "temp track" e sottopongono al compositore brani noti chiedendogli di ispirarsi ad un determinato stile, pur lasciando al musicista la libertà di allontanarsene. Altri registi addirittura possono pretendere una musica molto simile a quella della temp track, purché il musicista stia attento a non cadere nell'imitazione o in un vero e proprio plagio! In questi casi il rischio più grande è quello di farsi influenzare dal brano ascoltato, per questo motivo cerco di ascoltarlo con attenzione ma una sola volta, quanto basta per avere un'idea sullo stile da seguire, poi comincio a buttare giù le prime idee.
4) Sono convinto che ogni score possa avere le sue difficoltà grandi o piccole che siano e di diversa natura; in primo luogo i possibili contrasti tra regista e compositore che possono nascere dalla scelta dello stile musicale o dalla scelta dei punti in cui la musica va applicata; altri problemi posso essere di natura tecnica, legati al software, per la difficoltà di ottenere le sonorità volute. A volte si verificano situazioni particolari come mi è capitato di recente nel docufilm Ecce Homo di Mario Bonetti e Giovanni Zanotti, nel quale, dopo aver cambiato per ben quattro volte un brano, i registi hanno deciso di adottare la prima composizione, giudicata poi la più adatta alla scena. In ogni caso ribadisco di essere pronti alle richieste più disparate dei registi e muoversi in scioltezza confrontandosi con diversi stili compositivi, come è capitato a me, che possono andare dal gregoriano ad una sonata per archi in stile settecentesco, o ancora ad un tema fugato.
5) A dire il vero il mio percorso musicale è stato tutt'altro che scontato; da ragazzo sognavo di diventare un Direttore d'Orchestra ed ho compiuto gli studi di Composizione, Direzione di Coro e Direzione d'Orchestra. Salire sul podio e dirigere un'orchestra per me era emozionante e mi sentivo a mio agio; tuttavia, la mia passione per l'orchestra mi ha portato ad approfondire lo studio di autori classici, in particolare operisti come Puccini e Verdi e, in epoca più moderna, i compositori di colonne sonore di cui sono un appassionato. Sono entrato in un mondo completamente diverso nel quale mi sono ritrovato quasi per caso dopo le prime collaborazioni con alcune Edizioni Musicali che hanno scelto le mie prime composizioni e subito dopo commissionato musiche per documentari geografici e a carattere storico.
6) Il CD, per non parlare poi del disco in vinile, ha sempre creato un rapporto particolare e intimo con la musica, quasi come se si potesse toccare o vedere! Ammirare la copertina di un disco, leggere i credit, ha un sapore che ormai appartiene ad altri tempi, ma chi come me ha avuto la fortuna di viverli sa bene cosa perdono oggi i più giovani, sempre più inglobati nei sistemi digitali. Sicuramente le piattaforme digitali costituiscono un passo in avanti ed hanno il vantaggio di poter mettere a disposizione dell'ascoltatore una enorme quantità di musica in poco spazio e fruibile ovunque in qualsiasi momento. I lati positivi ovviamente ci sono ma si rischia di far diventare la musica liquida una sorta di "mordi e fuggi" con ascolti distratti o forse, ancor peggio, passivi. La musica digitale ha contribuito all'affossamento delle industrie del vinile e del CD, supporti che per fortuna hanno ancora oggi molti estimatori ai quali piace ritagliarsi del tempo da dedicare all'ascolto della musica partendo dalla scelta del disco, avviando la riproduzione con uno stereo di qualità, comodamente seduti in poltrona, come un vero e proprio rituale. Credo che per un compositore sia sempre gratificante vedere pubblicata la propria colonna sonora su CD, ma i tempi cambiano e bisogna stare al passo scendendo ai compromessi del mondo digitale. La soluzione migliore sarebbe, ovviamente, quella di vedere pubblicata la propria musica su supporto fisico e sulla piattaforma digitale.


IL GIUNCO del 31/3/2021 di Claudia Dondoli

GROSSETO - Compositore di musica per film, teatro e televisione. Direttore d'orchestra e autore di brani orchestrali, cameristici e solistici, scrive musiche da commento per programmi televisivi Rai, Sky, Mediaset, per programmi radiofonici, documentari, cortometraggi, lungometraggi, spot televisivi e lavori teatrali. La mia intervista "a tu per tu" di oggi è con Maurizio Saragosa, che ringrazio.

"La musica esige che si guardi dentro se stessi, poi che si esprima quanto elaborato nella partitura e nell'esecuzione". Lei, Maurizio, come commenterebbe queste parole di Ennio Morricone?

Mi trova d'accordo con queste parole. Si dice che la composizione è un misto di arte e scienza, e io credo che sia così; l'idea iniziale del tema, per esempio, può nascere in mille modi e spesso per caso, ma è soprattutto un fatto di emozioni interne del compositore; poi mano a mano che questa idea si sviluppa e viene elaborata in partitura, alla parte emozionale dell'arte si affianca anche quella tecnica, grazie alla quale si ha il risultato che si sente nell'esecuzione.

Che cosa l'affascina di più nel comporre musiche da commento alle immagini?

Mi piace l'idea di collaborare ad un progetto collettivo, dove anche io ho una parte, anche se non recito. In effetti la musica per immagini viene definita come un attore invisibile, che non si vede , ma si sente, che ha quindi i suoi momenti in cui recita, e momenti in cui tace, e come tutti gli attori, a volte ha un ruolo discreto, non invadente, a volte è in primo piano. Ecco, io dirigo questo attore invisibile, facendolo recitare secondo le mie idee. Comunque io non musico solo film, ma anche documentari (vedi sito: maurizio-saragosa.webnode.it), e in quest'ultimo caso la musica ha meno vincoli rispetto a quella per i film.

E qual è la difficoltà maggiore che si può incontrare, secondo lei, in tale composizione?

Una prima difficoltà è la tempistica. Spesso i registi o i produttori vogliono la musica in tempi abbastanza ristretti, per questioni connesse alle uscite delle produzioni, quindi, se non abbiamo idee, dobbiamo farcele venire.

Un altro problema può insorgere quando esistono divergenze tra il compositore e il regista sulla tipologia di musica da utilizzare. Il compositore di musica per immagini non ha sempre la libertà di esprimere i propri gusti musicali, essendo, in questo caso, un professionista al servizio del film e del regista. Se il registra non trovasse adatto un brano, potrebbe scartarlo e chiedere al compositore di scriverne un altro. Il prodotto finale scaturisce da una collaborazione tra il regista e il compositore. E' una attività che richiede pazienza e spirito di accondiscendenza.

"Essere originali diventa sempre più difficile", sono ancora parole di Ennio Morricone. Che cosa vuol dire essere originali per lei Maurizio?

Concordo ancora con il maestro Morricone. Dal punto di vista musicale, credo che sia stato detto tutto o quasi: l'orchestra è stata usata nei secoli in tutti i modi possibili, anche i suoni elettronici sono stati abbondantemente sfruttati, così come la fusione tra suoni orchestrali ed elettronici di cui il compositore Hans Zimmer (Rain Man, Il Gladiatore, Sherlock Holmes) è stato un pioniere, creando un filone musicale che è diventato anche un cliché.

Non credo sia necessario cercare l'originalità a tutti i costi, l'originalità è in ognuno di noi. Ogni compositore sviluppa un proprio stile che deriva in parte dal percorso di studi, in parte dalla propria sensibilità. D'altra parte Vito Lo Re, compositore di musica per immagini (La ragazza nella nebbia, L'uomo del labirinto) dice: "Se in un film una situazione musicale funziona bene ed è stata fatta e rifatta in altri film, perché non riutilizzarla?"

Quale sarà il suo prossimo lavoro?

Nel futuro prossimo una produzione non legata ai film: un CD di musiche eseguite da un pianista concertista, in primavera un progetto di un film con un regista con cui ho già fatto due produzioni.

Come vede la musica nel futuro?

Una bella domanda. Ad oggi la pandemia ha fermato la realizzazione di film, e di conseguenza la musica per immagini. I registi stanno ripartendo con nuove produzioni, ma con grossa fatica. In generale comunque vedo dei cambiamenti rispetto ad alcuni anni fa, sia nel modo di scrivere musica per immagini, sia nella distribuzione della musica in generale, ormai sempre meno ancorata ai supporti fisici come dischi, anche se stanno ritornando di moda, o CD, e invece sempre più "liquida", nelle piattaforme digitali.



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